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Crescita personale, consapevolezza di sé e degli altri.

Questo blog vuole proporre un insieme di informazioni, articoli e slide, che possono essere utili al raggiungimento di una maggiore consapevolezza di sé e degli altri e il raggiungimento di una crescita personale.

In questo blog troverete articoli scritti da me su vari argomenti di psicologia e benessere mentale, troverete presentati attraverso una galleria messaggi volti a spiegare il funzionamento dell'essere umano ed aiutare le persone a trovare strategie nuove per un miglior benessere mentale e relazionale.

 

BUONA LETTURA!

IL COMING OUT ATTRAVERSO LA RIVISITAZIONE DEL FILM "LOVE SIMON"





scritta coming out
Coming out

Significato Coming Out.


L'espressione ormai universalmente nota "coming out" viene usata per indicare la decisione di dichiarare apertamente e pubblicamente il proprio "orientamento sessuale" o la propria "identità di genere" (il riconoscersi come persona nell'altro sesso, opposto a quello di appartenenza fisica ed anatomica, ovvero l'identità di genere psichica non corrispondente a quella fisica).


In questo articolo mi voglio soffermare solo sul Coming Out degli adolescenti relativamente al loro orientamento sessuale, diverso da quello socialmente e culturalmente riconosciuto a livello universale e accettato, ovvero l'eterosessualità. Premetto che ci sono vari orientamenti sessuali diversi da quello etero, ma ne scriverò a parte.



Dalla consapevolezza alla dichiarazione.


Nella nostra società, in passato come oggi, l'eterosessualità (attrazione tra sessi opposti) viene considerata "normale" mentre "l'omosessualità", intesa come "inclinazione erotica verso soggetti del proprio sesso",  è considerata "diversità".


Per questo, come viene spiegato bene nel film "love Simon", è difficile per una persona, soprattutto se adolescente, riconoscere prima di tutto con se stessa "coming out interiore" e poi dichiarare pubblicamente, "fare coming out", la propria omosessualità.


La persona vive questo processo con una forte emotività e un forte stress, in parte perchè si trova a dover mettere in discussione se stessa, ma soprattutto perché la nostra società tende a contrastare ed etichettare in modo negativo tutto ciò che non rientra nei canoni socialmente condivisi, come l'omossesualità.


Una volta che la persona ha preso atto dell'impossibilità di cambiare il proprio orientamento sessuale, ovvero ha passato la fase dell'accettazione "coming out interiore", si trova nella difficile posizione di dove decidere se dichiararsi o meno alla società "fare coming out".



Trama film.


"Tuo, Simon" (titolo originale "Love, Simon") è un film del 2018 distribuito da 20th Century Fox.


Il film è l'adattamento cinematografico del romanzo "Non so chi sei, ma io sono qui" di Becky Albertalli distribuito in Italia da Mondadori.


Il protagonista, un ragazzo di 17 anni, Simon, vive con la sua famiglia e frequenta l'ultimo anno del liceo. Trascorre il suo tempo libero con 3 cari amici a cui però non ha rivelato l'aver realizzato di essere gay.


Simon conosce on-line un misterioso ragazzo gay di cui si innamora e con cui comincia una corrispondenza, cercando di capire chi è realmente dato che il ragazzo frequenta i suoi stessi ambienti e la sua scuola. Un giorno però Simon utilizza il PC della classe per scrivere la sua e-mail allo sconosciuto, ma chiude frettolosamente il PC e se ne va. Un suo compagno di classe usa il computer dopo di lui e legge la mail di Simon, di cui fa degli screenshot che utilizza per ricattarlo. All'inizio Simon cede ai ricatti, ma poi, data la pressione psicologica subita, decide di fare coming out con la sua migliore amica, per nulla sorpresa della rivelazione. Alla fine il ricattatore renderà pubblica l'omossesualità di Simon il quale si troverà abbandonato dai suoi amici che sono in realtà arrabbiati con lui per non essersi confidato.


Successivamente Simon ammette di essere gay anche con i suoi genitori i quali, soprattutto il padre, rimangono colpiti.


A scuola Simon diventa il bersaglio di derisioni e atti di bullismo da parte dei compagni, sino a quando deciderà di scusarsi con gli amici per il suo comportamento e farà pubblicamente acting out.



Il vissuto emotivo dei gay.


Come risaputo l’adolescenza è il momento in cui il desiderio sessuale e l’attrazione emotiva si fanno più intensi. Ma se per un eterosessuale questo processo è vissuto come normale, come fa vedere il film, per l’adolescente gay il desiderio, tipico dell'adolescenza, di esporsi e dichiararsi viene vissuto in maniera ambivalente, poichè l’inibizione data dal contesto socioculturale impone sentimenti di vergogna e spinge a tenere il segreto e vivere nella vergogna.


Così, oltre ai cambiamenti fisici e psicologici tipici di questa difficile età, chi generalmente è attratto dallo stesso sesso di appartenenza sperimenta amplificati sentimenti di diversità, i quali hanno origine a causa della cultura di appartenenza che è fortemente condizionante.



Consigli per i genitori.


Cosa bisogna dunque fare e come ci si dovrebbe comportare quando un figlio/a adolescente dichiara di essere gay?


Prima di tutto bisogna essere il più empatici possibile, mettersi nei loro panni, cercare di capire le difficoltà cui stanno andando incontro, le difficoltà che incontreranno coi i loro pari e il contesto sociale stigmatizzante.


Non bisogna considerare una tragedia la dichiarazione, perchè la paura di non essere accettati per quello che sono, di deludere i genitori e la famiglia, di essere sbagliati, è l'emozione più difficile per loro da gestire e hanno bisogno del supporto almeno della famiglia.


Occorre sottolineare e far sentire ai figli che li si ama indipendentemente dal loro orientamento o identità sessuale, in fondo rimangono gli stessi figli che si è amato sino ad allora, come mostrato anche nel film "love,Simon".


È importante non fare distinzioni tra fratelli/sorelle e stabilire regole valide per tutti i propri figli. Ad esempio, se la regola della casa è quella di permettere ai figli etero di ospitare per la notte i fidanzati, bisogna applicare la stessa regola ai figli gay. Oppure, se si permette ai figli etero di portare i fidanzati alle feste di famiglia, occorre dare lo stesso diritto e sostegno ai figli gay.


Bisogna ulteriormente proteggere i propri figli dagli stigmi sociali. Sebbene ci sia più tolleranza oggi viviamo ancora in un mondo in cui i giovani LGBT(acronimo italiano usato sin dagli anni 90 per indicare: Lesbica, Gay, Bisessuale e Transgender) affrontano molte minacce, come mostrato anche nel film. Per questo motivo bisogna assicurarsi che i propri figli siano al sicuro nei loro vari ambiti di vita: scuola, sport e interessi.



L'aiuto psicologico.


Se è utile per i figli omosessuali superare eventuali difficoltà legate all'omosessualità, li dobbiamo orientare verso un esperto terapeuta che possa aiutarli. Se invece è utile per i genitori lavorare per accettare la dichiarazione del figlio, esistono gruppi di auto-aiuto o di condivisione delle problematiche, o può essere utile per loro fare un percorso di sostegno psicologico.


Come terapeuta negli anni mi sono trovata a gestire con gli adolesenti sia la fase di dichiarazione, incoraggiamento all'acting out, sia la fase di supporto psicologico di adolescenti, maschi e femmine, che hanno sperimentato il loro orientamento omosessuale.


I problemi più ricorrenti che questi ragazzi hanno spermentato dopo "l'acting out" in famiglia sono stati: non accettazione da parte dei genitori del loro orientamento sessuale; sentimenti di vergogna stimolati dai familiari; cercare di far cambiare idea ai figli, etc.


Spesso venivano paragonati in modo negativo rispetto ai loro fratelli e sorelle, lamentavano di veder svanire il sogno di diventare nonni, specie con i figli maschi, o in generale di non poter vedere soddisfatte le loro aspettative, ponendo in questo modo un ulteriore fardello sulle spalle del figlio. Altri genitori non permettevano ai fidanzati di restare a dormire a casa loro, neanche in un altro letto o un'altra camera. Chiedevano ai figli di non farsi vedere in pubblico in atteggiamenti romantici per il senso di vergogna provato.



Conclusione.


Per questi e altri motivi è importante che il genitore sia alleato e non un ulteriore problema per il figlio che già deve elaborare con una crisi ancora più forte la sua adolescenza e sessualità.

  • Immagine del redattore: Dott.ssa Anna Rita Mancini
    Dott.ssa Anna Rita Mancini
  • 3 nov 2023
  • Tempo di lettura: 7 min

L'immagine rappresenta un volto senza faccia.
disturbo-borderline
1.Il Disturbo Borderline di Personalità. Tale Disturbo è una "patologia psicologica" caratterizzata da una forte "instabilità affettiva ed emotiva", "incapacità di controllo degli impulsi", frequenti "difficoltà nelle relazioni" interpersonali e "un'immagine di sé distorta e negativa".
La persona con disturbo borderline avverte la sofferenza, riconosce le proprie difficoltà, ma non riesce a controllarle o ritiene che non dipendono da lui. "L'impulsività" è comune nei Borderline, "dall'autolesionismo" alle varie forme di "dipendenze" (alcool, droghe, gioco d'azzardo, rapporti sessuali frequenti, casuali e non protetti, abbuffate alimentari, guida spericolata e ricerca del brivido, spendere oltre le proprie possibilità, shopping compulsivo, etc.). I pazienti con Disturbo Borderline di Personalità tendono inconsapevolmente a sabotare la propria vita e i propri successi, per esempio possono lasciare gli studi poco prima del diploma o della laurea, cambiano continuamente lavoro, tendono a rovinare ogni relazione, d'amore, d'amicizia, coi familiari e tra colleghi, e anche col terapeuta. Possono essere presenti "pensieri paranoici" e a volte sintomi di tipo psicotico (ad es. allucinazioni), in genere scatenati da forti stress o più spesso dalla paura dell'abbandono. Questi sintomi sono però temporanei e di solito non abbastanza gravi da essere considerati un disturbo a sè. Nei casi gravi si rileva una "forte compromissione del funzionamento sociale" unita a "condotte autolesive" e "comportamenti suicidari e parasuicidari". 2.Psicoterapia: trattamento indispensabile, ma difficile. Proprio perché il paziente con Disturbo Borderline di Personalità tende a sentirsi abbandonato o trascurato - per esempio diventa furioso quando qualcuno importante per lui ha pochi minuti di ritardo o annulla un impegno, perché è spaventato e pensa che questo abbandono significhi che "è stato cattivo" (pensiero irrazionale) - è frequente che si verifichi il "drop-out", ovvero abbandono della terapia. In genere non si tratta di un vero drop-out, ma più di un "tira e molla", così come avviene in tutte le sue relazioni. Si allontana e abbandona la relazione quando è arrabbiato, per poi tornare quando si sente solo e fragile. Il borderline teme l'abbandono, non vuole e non riesce a stare da solo, però il suo cambiare continuamente e drammaticamente l'idea che ha degli altri lo porta suo malgrado a far scappare tutti e a ritrovarsi da solo. Può idealizzare un potenziale caregiver o amante nelle prime fasi del rapporto, come anche il terapeuta, pretende di spendere molto tempo insieme a lui, diventando possessivo ed estremamente geloso, per poi improvvisamente sentire che la persona non si preoccupa abbastanza restandone così deluso e scappando dalla relazione. Proprio questo passaggio dall'idealizzazione alla svalutazione riflette il modo di pensare in "bianco e nero", "bene e male" tipico del borderline. 3.Sulla Schema Therapy.
La Schema Therapy è stata sviluppata da Jeffrey Young che nello specifico affronta il trattamento Borderline di Personalità in una parte del testo professionale: Jeffrey E. Young, Janet S. Klosko e Marjorie E. Weishaar (2007) Schema therapy. La terapia cognitivo-comportamentale integrata per i disturbi della personalità, Erickson. Young ha sviluppato la Schema Therapy con l’obiettivo di superare i limiti della CBT tradizionale (terapia cognitivo comportamentale), integrando tecniche di diverse scuole ha ottenuto un modello terapeutico maggiormente efficace nel trattamento dei disturbi di personalità, tra cui quello Borderline. Il "punto centrale della Schema Therapy" è che ogni essere umano, fin dall’infanzia, ha dei "bisogni forndamentali" che devono essere soddisfatti, se questo non avviene la persona svilupperà una serie di "Schemi Maladattivi" e di "Mode Disfunzionali" che non le permetteranno di vivere una vita soddisfacente in piena armonia con se stesso e con gli altri. "L'efficacia del trattamento tramite Schema Therapy" deriva dal fatto che "integra elementi di terapia cognitiva comportamentale, della Gestalt, della psicoanalisi, della teoria dell’attaccamento, della psicoterapia costruttivista, della psicoterapia focalizzata sulle emozioni", in un unico modello. "Obiettivo terapeutico della Schema Therapy" è quello di "rendere consapevole il paziente dell’esistenza e del funzionamento dei suoi Schemi e Mode", al fine di aiutarlo a trovare "Strategie di Coping" più efficaci per soddisfare i suoi bisogni frustrati. Secondo Young sono proprio gli "Schemi Maladattivi" che si formano nell’infanzia, in seguito alle esperienze negative, all’origine dei "Disturbi di Personalità" o di altre patologie croniche. I "Mode" invece comprendono sia le "emozioni" che le "risposte di Coping", un Mode è dunque un insieme di "Schemi e relative risposte", adattive o maladattive, presenti nell'individuo. Per questo uno degli obiettivi del percorso terapeutico tramite Schema Terapy è "aiutare il paziente a passare da un mode disfunzionale ad uno più funzionale". 4.Quando un Mode è disfunzionale? Quando determinati Schemi o risposte di Coping emergono sotto forma di "emozioni negative" per l’individuo, o "evitamento" o "comportamenti autodistruttivi", allora si è in presenza di Mode disfunzionali. Secondo Young e colleghi nelle persone senza "Disturbi Psicologici" i vari Mode sono integrati in una definita e chiara "Identità Personale" e volontariamente regolati, mentre nei pazienti con "Disturbi di Personalità", in particolare nel "Disturbo Borderline di Personalità", si nota una "tendenza a passare da un Mode all’altro in modo rapido, improvviso e inconsapevole". In un momento sono vittime, poi persecutori, più tardi ancora possono trasformarsi in salvatori. "Manca l’integrazione di questi aspetti", la capacità di prendere le distanze dal Mode che li domina e la capacità di gestirne l’espressione. 5.Cosa prevede il trattamento secondo Schema Therapy? Il trattamento si divide in due fasi: “Assessment e psicoeducazione”, e “Cambiamento”.
Nella prima fase il terapeuta si focalizza nell'aiutare il paziente ad identificare gli "Schemi Maladattivi", cercandone le origini. In questo modo il paziente impara anche a familiarizzare con il "Modello degli Schemi" e a riconoscere i propri "Stili di Coping Maladattivi" che contribuiscono al mantenimento di questi Schemi. In questa fase il terapeuta si avvale di molteplici techiche: colloqui, somministrazione di questionari, compiti di automonitoraggio ed "esercizi immaginativi", questi ultimi aiutano il paziente a collegare le esperienze vissute nell'infanzia agli attuali problemi.
Terminati questi passaggi, terapeuta e paziente programmano una terapia che includerà l’utilizzo di "strategie cognitive, esperienziali e comportamentali" e si fonderà, come molte terapie, sulla "relazione terapeutica".
Alla luce di tutto questo si può riassumere che il trattamento prevede un "intervento trasformativo", sia a livello emotivo che cognitivo e comportamentale. In questo modo il disturbo si indebolisce e si attiva con intensità e frequenza minore. 6.Come funzionano le tre tecniche?
Le "tecniche cognitive" servono a mettere in discussione, attraverso il pensiero razionale, la validità dello Schema, che segue invece un pensiero irrazionale.
Ad esempio si chiede al paziente di elencare tutte le situazioni della vita che possono costituire una "prova oggettiva a favore della validità dello Schema e una contraria" ad essa.

Le "tecniche esperienziali" servono ai pazienti per "affrontare lo schema dal punto di vista emotivo". Con le "tecniche immaginative", ad esempio, le persone possono esprimere la rabbia o la tristezza che provano per ciò che hanno vissuto nell’infanzia. Così facendo possono proteggere e confortare il "Mode bambino vulnerabile", riuscendo a esprimere quei bisogni che avevano da bambini ma che non sono stati soddisfatti. Attraverso le tecniche immaginative e i "role-playing" i pazienti si possono esercitare a dialogare con le persone significative della loro vita, controbattendole e interrompendo il circolo vizioso che lo Schema crea a livello emotivo.

Le "tecniche comportamentali" servono a portare il paziente a modificare i "comportamenti disfunzionali". Paziente e terapeuta si mettono d’accordo su alcuni "esercizi comportamentali" da svolgere al di fuori delle sedute per sostituire le "Strategie di Coping Maladattive" con risposte nuove e più funzionali. I compiti da svolgere potrebbero non essere sempre facili per il paziente, per questo durante le sedute il terapeuta lo prepara e lo aiuta ad attraversare eventuali ostacoli, come un personal training. 7.Sulla relazione terapeutica. Gli "Schemi", gli "Stili di Coping" e i "Mode" si attivano e si presentano anche nella relazione con il terapeuta. In terapia, infatti, il paziente interiorizza il terapeuta come un "Adulto Funzionale" che contrasta gli Schemi Maladattivi, aiutandolo a vivere in modo più soddisfacente. Due aspetti della "relazione terapeutica" sono particolarmente importanti secondo la Schema Therapy: "l’atteggiamento di confronto empatico" del terapeuta e "l’utilizzo del parziale reparenting".
Attraverso "l’empatia", il terapeuta si approccia agli Schemi Maladattivi che si presentano nella seduta evidenziando al paziente come le sue "reazioni di Coping" siano distorte o disfunzionali.
La funzione di "reparenting" (una tecnica attraverso cui il terapeuta assume il ruolo di "figura genitoriale surrogata", al fine di trattare i disturbi psicologici causati dal caragiver) prevede che il terapeuta, nei limiti del rapporto terapeutico, fornisca al paziente ciò di cui aveva bisogno, ma che non ha ricevuto dai caragivers durante l’infanzia.
Si crea così una "relazione di accudimento" in cui il terapeuta funge da "genitore buono" che cerca di rispondere adeguatamente ai bisogni frustrati del bambino interiore del paziente (inner child). Attraverso il "Reparenting" e gli "esercizi immaginativi", si crea in seduta una situazione di ritorno al passato che permette al paziente di "ritornare ad essere quel bambino" e rivivere le esperienze che hanno determinato la formazione degli Schemi, ma questa volta in un "contesto protetto e sicuro" dove finalmente può vedere soddisfatti i suoi bisogni, grazie all’intervento del terapeuta nella scena. 8.Il mondo interiore del paziente borderline letto dalla Schema Therapy. Nel Disturbo di Personalità Borderline sono presenti "5 modes predominanti" che interagiscono tra loro in modo distruttivo. Il mondo interiore del paziente si presenta come la scena di un teatro dove entrano in gioco forze della crudeltà, della rabbia, della sottomissione e della indifferenza. I cinque modes attivi sono: il "bambino abbandonato e maltrattato" (a cui sono correlate le intense emozioni negative del paziente borderline); il "bambino arrabbiato e impulsivo" (legato agli scoppi di rabbia del paziente e ai suoi comportamenti impusivi); il "protettore distaccato" (correlato a comportamenti di evitamento emotivo, come la dissociazione, l’abuso di sostanze o il ritiro sociale); il "genitore punitivo" (connesso ai sentimenti di auto-svalutazione e auto-punizione); e "l'adulto sano", quello che deve essere rafforzato in terapia. CONCLUSIONI. Obiettivi ed effetti della Schema Therapy. L'obiettivo principale della Schema Therapy è quello di "aiutare i pazienti a trovare modalità maggiormente adattive e non distruttive" per soddisfare i propri bisogni, rafforzando l'adulto sano grazie "all'interiorizzazione del modello accudente" fornito dal terapeuta. La Schema Therapy aiuta anche a "modificare i comportamenti ed il modo in cui le persone si relazionano" con le figure significative e la modalità con cui si cerca di raggiungere i propri obiettivi di vita. Per domande sull'argomento lasciate un commento o scrivetemi all'indirizzo annaritamancini.re@gmail.com.







  • Immagine del redattore: Dott.ssa Anna Rita Mancini
    Dott.ssa Anna Rita Mancini
  • 30 ott 2023
  • Tempo di lettura: 4 min

immagine di una famiglia moderna
modern-family

Come si può vedere nella serie televisiva "Modern Family" partita nel 2009, parlare oggi di "famiglia", "relazioni familiari", "rapporti genitori figli", apre tutta una serie di sfumature a cui anche la psicologia e i metodi psicologici con cui si affrontano le dinamiche e le problematiche familiari si sono dovuti adeguare.



TRA FAMIGLIA TRADIZIONALE E FAMIGLIA MODERNA.
La struttura familiare si è inevitabilmente evoluta negli anni.
La legge sul divorzio è stata la prima a contribuire a questo cambiamento.
Le "famiglie nucleri tradizionali a struttura mono-nucleare" sono evolute in "famiglie bi-nucleari", alcune delle quali a loro volta si sono trasformate in "famiglie pluri-nucleari" e "pluri-genitoriali".
Sto parlando ovviamente di "famiglie ricomposte" dove uno o entrambi i genitori hanno già una responsabilità genitoriale che spesso interferisce con le dinamiche della nuova coppia, o della famiglia, nel caso in cui la nuova coppia costituisca un nuovo nucleo familiare (ovvero decidano di avere dei figli loro).

Queste famiglie si trovano a dover affrontare diverse problematiche:
I membri che le compongono devono fronteggiare sentimenti di separazione, abbandono, ricomposizione del nucleo familiare, si trovano a gestire vari conflitti.
La quotidianità è vissuta oltre lo spazio condiviso (specialmente i figli che migrano da una famiglia all'altra nei giorni designati), facendo nascere fantasie e sentimenti di gelosia relativamente a quello che succede quando non sono presenti.
Ogni nucleo familiare ha le sue abitudini, i propri progetti di vita, differenti dinamiche relazionali e affettive.
Nelle famiglie ricomposte i partner degli ex coniugi sono figure genitoriali di complemento e devono trovare un loro spazio relazionale-educativo.

Non è facile gestire da soli la complessità delle dinamiche in gioco, spesso si commette l'errore di adottare "strategie di coping" che portano la coppia ad arenarsi e così ad alimentare conflitti, ambiguità o esclusione del partner dall'educazione dei figli acquisiti per non creare competizione col genitore biologico.
Per questo è indispensabile rivolgersi ad un professionista che aiuti la coppia genitoriale a funzionare in modo adeguato e costruttivo, nell'interesse non solo dei figli, ma anche della coppia stessa.
Vediamo nello specifico com'è il lavoro del terapeuta con le famiglie moderne.

COME SI COMPORTA LA PSICOLOGIA OGGI DI FRONTE A QUESTI PROBLEMI?
Dal momento che non si può più parlare di "famiglia nucleare tradizionale", il focus dell'analisi oggi non verte più sulla "cultura della devianza", quella che ha prevalso fino agli anni ottanta, ma sulla "cultura della differenza".
Si analizzano i modelli relazionali nei diversi tipi di strutture familiari, le diverse circostanze di vita delle famiglie ricostituite, le relazioni e i rapporti tra tutti i membri delle famiglie ricostituite, invece di evitare i problemi si spingono i vari membri familiari ad affrontare le nuove tematiche e criticità.
Si analizzano tutte le risorse a cui attingere per risolvere i problemi non più tradizionali, nell'ottica appunto del evidenziare le differenze.

E NELLE COPPIE GAY COME SI PROMUOVE IL BENESSERE FAMILIARE E IL SOSTEGNO ALLA GENITORIALITA' ?
Chi sono le "famiglie omogenitoriali"? Sono famiglie con genitori omosessuali, ma anch'esse presentano diverse tipologie di strutture e composizione.
La principale macro distinzione è tra famiglie i cui figli sono stati concepiti in una precedente relazione eterosessuale e cresciuti successivamente nella nuova relazione omosessuale (di uno o entrambi i genitori), come accade per le "famiglie ricomposte" eterosessuali, e le famiglie i cui figli sono concepiti all'interno della relazione omosessuale, chiamate "famiglie di prima costituzione".
I vissuti dei figli all'interno di questi due tipi di famiglie sono molto diversi.
Nella prima tipologia i figli passano attraverso "il divorzio" e la "rivelazione" dell'omosessualità del/dei genitori. Mentre i vissuti dei genitori assumono, oltre alle dinamiche già viste nelle "famiglie ricomposte", problematiche legate ai vissuti del ex coniuge, dei figli, dei contesti sociali, micro e macro.
L'aspetto più rilevante in questa tipologia di famiglia è legato alla "percezione" del genitore che ha fatto coming out nei confronti dei figli, ma anche col mondo esterno, che cambia in modo radicale rispetto a quella tradizionale.
Questa problematica non si presenta nelle "famiglie di prima costituzione" in quanto la percezione è intrinsecamente connaturata nel nucleo familiare prima ancora della nascita dei figli.
Questa macro distinzione negli anni ha portato di fatto alla nascita di due diverse Associazioni in Italia, Rete Genitori Rainbow "famiglie ricomposte" provenienti da precedenti nuclei familiari etero, e Famiglie Arcobaleno "famiglie di prima costituzione" omogenitoriali.
Questo perché il sostegno e l'aspetto psicopedagogico varia in funzione delle problematiche e dinamiche che si presentano.

COSA FA IL TERAPEUTA?
Il sostegno alla genitorialità delle coppie gay cambia connotazione a seconda dell'origine del nucleo familiare, poiché cambiano i vissuti, le percezioni (proprie e da parte degli altri), le dinamiche che erano in gioco, soprattutto in relazione al sociale.

Ad esempio nelle "famiglie ricomposte" il tema della gestione del "coming out" è più presente che nelle "famiglie di prima costituzione", inoltre sono presenti problemi che in una famiglia già definitasi omogenitoriale non ci sono, come ad esempio lo stigma, il doversi nascondere e vivere la propria omosessualità in modo privato.
Il terapeuta deve tener conto delle differenze legate alla tipologia di famiglia, alla coppia omosessuale e omogenitoriale.
Nel caso delle "famiglie ricomposte" è importante lavorare sul superamento dell'imbarazzo, sul coming out, sul viversi non più in modo privato la propria omosessualità, sui vissuti dei figli legati alla "rivelazione", sulla frustrazione del ex partner,
sulla gestione delle problematiche già viste nei casi di "famiglie ricomposte etero" aggravate dal tema dell'omosessualità (gestione dei rapporti coi figli, con l'altro genitore, l'introduzione del nuovo partner).

Nel caso delle "famiglie di prima costituzione" spesso le coppie omosessuali si approcciano al terapeuta per prepararsi in modo consapevole e responsabile all'arrivo dei figli. Successivamente è importante, più che lavorare sui vissuti già intrinsechi, esplorare i livelli di integrazione nel contesto sociale, micro e macro. Capire se esiste una rete di supporto, una connessione con altre famiglie omogenitoriali ad esempio, che può conferire un significato di identità e validazione alla famiglia.

Il terapeuta lavora anche per aiutare genitori e figli a fronteggiare il pregiudizio esterno e a gestire frustrazioni legate a situazioni di imbarazzo e rifiuto. E' fondamentale anche una collaborazione con il contesto sociale e scolastico, inteso come sensibilizzazione, formazione e guida, al fine di rendere l'esperienza della famiglia più possibile positiva.

Se avete domande scrivetemi e vi risponderò in tempi brevi.

Dott.ssa Anna Rita Mancini

(Psicologa-Psicoterapeuta)

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